Il libro: La Monachella (il fantasma del Teatro Massimo) di Renato Castagnetta

da | 20 Maggio 2025 | Libri

La monachella: il mistero è padrone indiscusso dei personaggi, nel giallo a sfondo storico di Renato Castagnetta

Siamo in un romanzo di Renato Castagnetta e il mistero è padrone indiscusso dei personaggi. Parliamo del testo La Monachella (il fantasma del Teatro Massimo), di Atile editore. Fatti realmente accaduti e vicende nate dall’inventiva dell’autore si fronteggiano come disegni cuciti in un arazzo e come pezzi su una scacchiera. Ma c’è di più: la realtà diventa fantasia e la fantasia realtà. Tutto incominciò mentre Carlo Bisso, cronista di nera e scrittore di gialli, faceva ritorno alla sua Palermo in nave. La vicenda è enigmatica. Durante la costruzione del Teatro Massimo, quando furono rase al suolo le chiese della zona per fare posto alla sua costruzione, si afferma sia stato profanato il sepolcro di una Badessa delle Clarisse. La donna velata, disturbata dal sonno eterno, avrebbe maledetto il teatro e chi l’aveva disturbata. Ancora oggi vagherebbe, come fantasma dentro l’edificio. La chiamano, appunto, la Monachella del Massimo. Ѐ qui che lampeggia il giallo. Una sera, durante una rappresentazione di un’opera, viene commesso un omicidio. Secondo i testimoni, a macchiarsi di quell’assassinio sarebbe stata una suora, che quasi quasi sarebbe passata attraverso il muro del corridoio.

Gli interrogativi che si pongono sono tanti.

Che cosa si cela nella lettura di fogli di giornale d’epoca? Che cosa si può trovare al di là di porte segrete, muovendosi sulla falsariga di mappe misteriose, sulla base di codici indecifrabili? C’è un delitto che nasconde la verità, fra passato e presente. Si legge in una pagina del romanzo: “In un cassetto, alcune foto sbiadite dal tempo di quando, con un complesso, suonava alla Sirenetta, una discoteca di Mondello, segno che di acqua ne era passata, sotto i ponti. Vedere tutto ciò lo intristì e una lacrima fece capolino dai suoi occhi, ma per fortuna il suono del campanello interruppe la valanga di ricordi”. Eccoci risvegliati da un effetto sonoro, improvviso: oltre l’orizzonte si dispiega la Storia.

Il romanzo affronta molte parti storiche della Sicilia, della costruzione del teatro Massimo di Palermo e del Risorgimento italiano. L’autore specifica che non tutto è attestato da libri di storia o dalla cronaca, inoltre, i fatti realmente accaduti del periodo d’ambientazione, si fondono con l’inventiva nata dalla sua ispirazione.

Renato Castagnetta ha uno stile pacato e piacevole, che non risulta pesante o superfluo. Lo abbiamo raggiunto e intervistato. Queste sono le sue parole.

Come è nata l’idea?

“L’idea è nata per caso, mi piacciono le storie di mistero, di casi irrisolti. Insomma, le vicende che narrano di cose strane, che possano attirare l’attenzione del lettore. Nella mia ricerca mi sono imbattuto in questa leggenda metropolitana e così ho pensato di partire da questa storia per creare un giallo storico. Perché la storia nasce ai tempi di Garibaldi ed io ho dovuto trovare una motivazione plausibile per tutto il romanzo”.

Conosci molto bene la storia universale: qual è la tua formazione?

“Di storia sono appassionato, anche se la mia formazione non è classica. Sono un commercialista in pensione, quindi avevo a che fare con i numeri. Da piccolo però leggevo libri a carattere storico e la storia a scuola mi piaceva. I miei romanzi infatti risentono, direi positivamente, di questa mia passione e c’è sempre un inizio in tempi lontani, nell’ambito del quale succede qualcosa: un tesoro rubato, un monile perso, dei gioielli sottratti. Ai nostri giorni c’è qualcuno che li cerca e vuole impossessarsene. C’è quindi una lotta tra buoni e cattivi che porta avanti la storia”.

Che tipo di romanzi leggi?

“Leggo romanzi di Ken Follett, Dan Brown e autori del genere. C’era un periodo che di Follett li avevo tutti, poi scrivendo quasi di continuo ho cominciato a tralasciare la lettura degli altri, per mancanza di tempo. Presso di me ci sono sempre volumi in qualche modo, perché sono un divoratore di libri”.

C’è un legame tra l’amore per Camilleri e l’occhio strizzato all’idioma siciliano?

“Parlare di Camilleri mi sembra quasi impossibile, perché lui era un grande. Ha fatto fortuna con Montalbano, che è stato il personaggio che lo ha fatto conoscere ed ha trainato tutta la sua produzione. Mi piace, come lui, far conoscere la mia terra e non disdegno di inserire dei dialoghi in siciliano. Pensavo non stesse bene, ma risulta coreografico e magari quando scrivo penso a qualche personaggio del Maestro, quindi mi piace”.

Parlaci del tuo rapporto con il teatro.

“Il rapporto con il teatro non è molto forte; invero mi sarebbe piaciuto più che recitare in teatro, recitare in qualche film, ma ora mi sembra tardi. Da giovane però sono comparso in due cortometraggi fatti da me (soggetto e regia), ma era più che altro un gioco che facevamo con degli amici per passare il tempo. Tuttavia, come si dice “alle volte ritornano”, ebbene del mio penultimo libro (Meridiana Jones e l’allegra brigata, ndr) ne faranno un’opera teatrale. Ci lavorano da mesi perché sono storie divertenti e pensano di poter fare qualcosa di particolare. Io non ho visto ancora niente, non ci spero; infatti, ogni tanto chiedo come va e niente più. Credo che si farà comunque, del resto ci lavorano da tempo e qualcosa verrà fuori. Se così fosse, sarebbe una grande gioia per me. Sarebbe fantastico vedere i miei personaggi muoversi sulla scena, come me li sono immaginati e come dialogano sulla scena”.

L’autore è al suo sesto romanzo. Ha scritto anche: Il segreto della pietra dei Re, edito da La Zisa editore; Gli occhi del giaguaro, edito da Aulino editore; Il diario di nonna Elvia, edito da Kubera editore; Il giardino dei Melograni, edito da Atile Edizioni; Meridiana Jones e l’allegra brigata, anch’esso edito da Atile edizioni.

Il libro:

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