Oggi siamo in compagnia dell’attrice e regista Anna Marcello. Anna è nata a Castellammare di Stabia -Napoli- e sin da bambina inizia a studiare recitazione e le sue esibizioni si manifestano nei palcoscenici dei teatri di Napoli. Continua i suoi studi a Roma la sua voglia di perfezionare la sua arte la fa arrivare fino nel Regno Unito. La sua carriera è molto ricca sia di recitazioni in teatro che al cinema e sempre in collaborazione con persone di grande valenza artistica. Anna ci vuoi raccontare qualcosa della tua importante carriera artistica vissuta sin da piccola come una grande passione?
Coltivare una grande passione è un percorso estenuante, soprattutto quando questa si trasforma in una vera e propria professione. Si configura come una continua lotta tra la razionalità e l’irrazionalità, tra il desiderio di esprimersi liberamente e la necessità di mantenere il controllo. È un viaggio che richiede non solo impegno e tenacia, ma anche coraggio ed un costante sforzo di apprendimento e crescita. La passione, pur essendo una forza potente ed ispiratrice, non deve mai dominare senza freni, perché, se lasciata senza limiti, può diventare prepotente, spietata ed egoista, consumando l’artista anziché alimentarlo. Ho imparato che la passione va rispettata e modulata, affinché non diventi un’incessante ricerca della perfezione, che rischia di imprigionare l’artista in un ciclo senza fine di insoddisfazione e frustrazione. Solo imparando a gestirla con equilibrio si può trasformare la passione in una vera fonte di crescita e realizzazione.
“Credo in un solo padre “è uno dei tuoi ultimi lavori, in cui reciti come Maria. Lei una donna vittima di violenza. Con questo ruolo hai vinto il premio come migliore attrice in prestigiosi festival internazionali. Qual è il messaggio inviato da questa opera e quali sono state le tue emozioni sia nella recitazione che nelle varie premiazioni?
“Credo in un solo padre” è un film scritto e diretto dal regista Luca Guardabascio, che esplora in modo intenso e riflessivo il tema della violenza, con particolare attenzione a quella subita dalle donne. Il film indaga le dinamiche di potere, le sofferenze emotive e le implicazioni sociali di un fenomeno, che travolge l’individuo e la collettività, offrendo uno spunto di riflessione sulla fragilità umana e sulla necessità di un cambiamento culturale profondo. È tratto da molte storie vere e racconta di un padre, padrone, Massimo Bonetti, un padre spietato con i figli, che arriva a colpire la nuora ed infine la nipote. Ero un po’ turbata dopo aver letto la sceneggiatura, così cruda e spietata, che per un attimo mi è sfiorato il dubbio se fossi all’altezza di interpretare questo ruolo, ma poi la forza di sostenere tante donne mi ha dato il coraggio e fortunatamente ho interpretato Maria.”
È nel 2015 che nel Regno Unito, hai debuttato con il tuo primo cortometraggio “I love you” diretto da Richard Blanshard. Tu hai scritto e interpretato questa opera. Ci racconti qualcosa sia della trama, che del messaggio racchiuso in questo testo?
I Love You è nato per gioco, dopo aver seguito un corso a Londra al Fulham Westminster College di Filmmaker nel Regno Unito, sempre per rafforzare ulteriormente il mio sapere da attrice inconsapevole che nel futuro sarebbe diventato un’arma a mio favore. Una storia semplice che raccontava, attraverso una coppia aperta, come il successo possa aprire le porte a tutto. Ricordo quando incontrai Richard Blanshard: subito divertito, mi disse che, se ci fossimo riusciti con un budget limitato, avremmo potuto realizzare il progetto. In poco tempo Giuseppe Rodio riuscì a radunare 100 comparse. Poi arrivò l’OK da una famosa discoteca di Fulham, dal celebre locale di Ciro Pizza Pomodoro a knightsbridge e, infine, Chiara Ciroldi, la famosa house broker di Chelsea, ci ha aiutato a trovare delle bellissime case a Chelsea. Fu una grande esperienza e mi ha insegnato che nulla è impossibile.”

Nel 2021 debutti come regista del cortometraggio che hai scritto. Questo film si intitola Lockdownlove.it. In questa occasione sia stata affiancata da Anna Elena Pepe e Luca Guardabascio. Anche questa tappa è stata importante per la tua carriera?
Sì, moltissimo, è stato davvero emozionante dirigere gli attori. Con Anna Elena Pepe, poi, abbiamo altri progetti insieme: scriviamo molto bene, io sono più visionaria, lei è più concreta, ma ci completiamo a meraviglia. C’è stato anche il tocco di Luca Guardabascio, che ha dato la giusta energia al progetto. In realtà, la regia non era nelle mie intenzioni iniziali. Infatti sarebbe dovuta essere di Luca Guardabascio, io dovevo fare solo la co-sceneggiatrice e l’attrice. Ma eravamo nel pieno del lockdown,così dopo aver messo insieme con grande fatica questo progetto, unendo cast e una troupe eccezionale, Guardabascio ha contratto il Covid. Così, il produttore esecutivo Roberto Bessi e il produttore Claudio Bucci mi comunicarono che avrei dovuto prendere io in mano la regia. Luca, quando gli dissi che ero un po’ titubante, mi rispose: ‘Puoi farcela, altrimenti il progetto non si fa “. Poi si sono uniti la costumista Paola Nazzari, il direttore della fotografia Massimo Zeri, Anna Elena Pepe, la mia co-sceneggiatrice e co- protagonista, gli attori Vincenzo Bocciarelli, Paolo Gasparini, Elisabetta Pellini. In fondo, tutti volevano davvero portare avanti quel progetto, che in qualche modo era diventato una missione anti-Covid. Non avevo mai pensato di stare dietro alla macchina da presa, ma grazie alla loro fiducia e determinazione, accettai la sfida. Così abbiamo creato insieme Lockdownlove.it, una chat di incontri durante il lockdown. Eravamo circa 30 artisti e tecnici, che ci muovevamo nel coprifuoco, cercando di non fermarci, nonostante le difficoltà. La bellezza di questo progetto, che ci ha dato tanto, anche con numerosi premi nazionali e internazionali, è stata la nostra voglia di trasmettere un messaggio di speranza ed incoraggiamento a tutti gli artisti, affinché non smettessero di credere nella bellezza della creazione. È stata un’esperienza profondamente bella e per me, molto significativa. Dirigere mi ha fatto scoprire aspetti che forse non avrei mai compreso stando solo davanti alla camera.”
Nel percorso della tua carriera hai ricevuto i finanziamenti dal Ministero della Cultura per la realizzazione della serie TV “Involtini primavera” della quale sei la creatrice. Ci vuoi parlare di questa serie TV?
Ho depositato la storia di Involtini Primavera per la prima volta venti anni fa, spinta da un impulso creativo in un momento particolare della mia vita. Quello che inizialmente era un gioco, con il tempo, ha trovato la sua strada. Scrivere è una passione che coltivo da sempre, ma ciò che mi affascina davvero è creare storie e personaggi. La mia ispirazione la colgo spesso dalle persone che incontro, gli eventi che vivo e adoro mescolare culture diverse. Come in “Involtini”, ho preso una famiglia cinese e l’ho trasportata a Roma, nel cuore dell’Italia. La serie è un crime brillante, intriso di spionaggio, che a dicembre 2021 ha vinto il concorso per lo sviluppo della sceneggiatura al Ministero della Cultura. La trama ruota intorno a un ristorante cinese, una famiglia cinese, Mamma Wang ed alcuni personaggi fissi, creando un intreccio di storie sociali in atmosfere coinvolgenti.
Nel tuo percorso artistico troviamo il cortometraggio “L’ultimo istante” che tu hai scritto ed è presentato da Lumera Film. La Regione Campania ha sostenuto questa tua realizzazione. Ci puoi raccontare qualcosa della storia e qual è messaggio inviato al pubblico con questo film?
Ho vinto il Contributo della Regione Campania, ma il progetto non è ancora stato realizzato perché è molto ambizioso e non abbiamo raggiunto ancora il budget. Racconta un Dante Alighieri “L’inferno” nei panni di una donna dei nostri tempi e tutto sembra apparentemente normale. Tutto inizia quando entra in una metropolitana e prende la prima scala mobile, che diventerà un girone della divina commedia.
Eccoci nell’anno appena terminato e qui arriva “Sorelle diverse”. Questo film ha avuto il patrocinio del Comune di Napoli e del Comune di Vico Equense.Qui ha collaborato Lea Mornar ed è stato prodotto e distribuito da Pacific Innovation & Distribution. È stato premiato al festival, che si è svolto il 21 dicembre 2024 all’Auditorium del Seraphicum di Roma. l film racconta la storia di due sorelle nate da madre tedesca e padre napoletano emigrato in Germania che, a causa di difficoltà familiari, vengono separate da adolescenti, crescendo in due città. Anna Marcello nel ruolo di Marcella vive a Napoli, mentre Lea Mornar (Leah) a Monaco di Baviera. Ti chiedo due parole su questa esperienza cinematografica e come hai vissuto l’emozione della premiazione.
Sorelle Diverse è un progetto sperimentale girato in verticale. Ero curiosa di provare questa nuova tecnica sia come attrice che come regista. Lea Mornar la incontrai al Social World Film Festival, che si svolge a Vico Equense e da lì iniziò la storia. Ci siamo ispirate a fatti accaduti. Anche se in verticale, quindi moderno, decidemmo di raccontare una storia brillante, sociale, sentimentale. Sostenute dalla Pacific Innovation e Distribution e con la partecipazione di White Music Room Ltd. Prodotto da Claudio Bucci, noto anche per il suo interessamento al cinema verticale, Lea Mornar ed io, per la seconda volta con me Massimo Zeri alla fotografia e Giancarlo Maurino alla colonna sonora. Dgmedia e Biz64 sono le società della post-produzione, che hanno contribuito alla realizzazione, insieme ad Artistic Picenum. Posso dire, con sincerità che non è per niente facile filmare in verticale e ancor più difficile è stato per Richard Journe montare le riprese. I premi sono stati inaspettati ed è stato davvero bello.
Ringraziamo Anna Marcello per averci donato il suo tempo ed averci fatto conoscere le tappe importanti della sua ricchissima carriera.
Grazie a te.
