Quel filo sottile: un viaggio nel tempo, seguendo lo scorrere inesorabile delle piccole cose

da | 26 Giugno 2025 | Libri

Ricollegare legami spezzati. Qui si propone un viaggio nel tempo, fino ad arrivare agli anni Trenta (e primi anni Quaranta). In Italia, si tratta di anni di dittatura.

Su questo scenario, vicende private scorrono. Tra Napoli e Trani, si dispiegano gli episodi collegati a Quel filo sottile, romanzo pubblicato da Atile editore. Vediamo muoversi Rachele: è costretta a sposarsi a soli 13 anni con un uomo sordomuto molto più grande di lei, in seguito a una scelta imposta dalla famiglia. Virginia, poi, è una sorella ribelle, silenziosa testimone di segreti familiari. Siamo sullo sfondo di una Napoli dalle scarse sostanze, a brandelli, e insieme orgogliosa di tutto il suo essere. Una storia di formazione, una saga familiare, ma anche un inno alla resilienza, che con tanta chiarezza ha caratterizzato le memorie di quegli anni. A bassa voce, a tratti, si sussurra la verità. Su questo scenario, intimistico ed emblematico, si alza peraltro stentorea la voce delle donne.

Una sequenza di foto in bianco e nero

Un romanzo? In realtà, si tratta di “Una sequenza di foto in bianco e nero, sistemate una sopra l’altra”, come afferma Paquito Catanzaro nella prefazione. Lo scenario e l’intreccio finiscono sempre per portarci sull’orlo di un coup de théâtre. Rosita D’Esposito, l’autrice, è nata e vive a Sorrento. Propone uno scrivere che mette in risalto i dettagli, le piccole cose, con uno stile quasi crepuscolare. Scopre la realtà poco a poco e risolve l’attesa in una svolta imprevista: “Aveva quasi perso le speranze, quando lo vide seduto su una panchina dall’altro lato della strada, davanti alla chiesa patronale, nascondeva, dietro la schiena, un mazzetto di roselline colorate. Si guardava intorno, era visibilmente agitato e in attesa di qualcuno. Petra si nascose per non essere vista e aspettò di scoprire chi fosse la fortunata destinataria delle sue attenzioni”.

Il lavoro più bello del mondo: qual è?

La scrittrice insegna nella scuola primaria dal 2006, ed è appassionata: secondo le sue affermazioni, “il lavoro più bello del mondo”. L’esperienza quotidiana con i bambini che l’ha condotta verso la scrittura: ha pubblicato anche i loro disegni. Da sempre scrive poesie per i più piccoli, dedicate in particolare ai suoi alunni. La abbiamo raggiunta e intervistata. Queste sono le sue parole.

Percorrere Quel filo sottile dove ci porta?

Il filo sottile lega tutti inevitabilmente. Dentro la storia riporta i personaggi a ritrovarsi tra gli eventi della vita. Io penso che tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino restino immancabilmente legati a noi.

Gli anni Trenta sono relativamente poco distanti da noi, almeno tre generazioni e quasi cento anni: il che rende le vicende che lei narra interiori e private. È per questa ragione che ha scelto questo periodo? Oppure perché era interessata narrare determinate vicende storiche?

Ho scelto di raccontare questo periodo storico perché appartiene a mia nonna e alla sua storia che mi ha sempre affascinata; l’ho fatto però anche perché ciò che lei ha a quel tempo vissuto, purtroppo esiste ancora oggi. Vorrei che nessuno dovesse sposarsi per costrizioni e senza amore.

Nel suo testo Napoli potrebbe dirsi personificata: in che senso?

Nel mio romanzo Napoli parla alla gente della sua sofferenza, lo fa attraverso gli eventi. Il dopoguerra è stato un periodo difficile, ma Napoli si porta addosso lo stereotipo di “Donna di malaffare”, in questo romanzo la descrivo attraverso gli eventi dei personaggi, imprimendo i vissuti piuttosto che la sua bellezza.

Come definirebbe il genere scelto? Sono state date diverse letture. Si tratta in questo caso di un romanzo?

Io definisco Quel filo sottile un romanzo di vita, credo che possa essere vicino a tante storie e a tante donne.

Quali sono i destinatari di questo libro?

I destinatari sono i lettori emotivamente appassionati che amano la suspense e la verità.

Ci parli del suo rapporto con i bambini e ci spieghi come si riflette in questa storia.

Adoro i bimbi, sono la mia linfa. Insegno per passione e non per lavoro. Sono loro che hanno tirato fuori l’autrice che sono oggi.

Come ha scelto stile e tono della narrazione?

Amo l’intreccio e il giallo, per cui la mia narrazione tiene con il fiato sospeso il lettore e lo riporta, attraverso il flashback, al passato, nei ricordi più intimi della sua vita.

Ha un nuovo romanzo nel cassetto?

Sto lavorando ad una storia per ragazzi, una nuova sfida per me. Non so dove mi porterà, ma l’amore che ho verso i miei alunni mi ha spinta, volevo dedicare la mia penna a loro.

Il libro:

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