Nel cuore del Mistero: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

da | 19 Aprile 2025 | Attualità, Libri

di Franca Spagnolo

Questo articolo nasce da un’esperienza personale vissuta in un luogo che mi ha toccato profondamente. È un racconto scritto con la consapevolezza che davanti al mistero, siamo tutti cercatori. Le mie parole non vogliono in alcun modo urtare la sensibilità di chi crede, tantomeno mettere in discussione alcuna fede.

Cosa resta di noi dopo la morte?

Dove si nasconde la verità che ci sfugge ma chiama?

E se fosse possibile toccare la Resurrezione con gli occhi, con l’anima, con il battito del cuore?

C’è un luogo a Roma in cui la Pasqua – quella vera, non di cioccolata – respira ancora: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Un edificio che non è solo un luogo sacro…è una stigmate che trasuda memoria, sangue e speranza. Il tempo in questo luogo si frantuma.

Fondata nel IV secolo d.C. per volontà di Elena, madre dell’imperatore Costantino la chiesa nasce su ciò che un tempo era il Palazzo Sessoriano, dimora imperiale. Ma non è il pregio dei marmi a dare peso a questo luogo…è la terra stessa.

Si narra che Elena, (oggi Santa) pellegrina del sacro, tornò da Gerusalemme con frammenti del Golgota e reliquie della Passione di Cristo. Fece portare la terra di Gerusalemme a Roma, spargendola nel pavimento della cappella, affinché chiunque camminasse in quel luogo sfiorasse la terra santa.

Santa Croce in Gerusalemme è Gerusalemme stessa: trasfigurata, trasportata, custodita. Varcare la soglia è come scendere in se stessi.

La cappella delle reliquie è uno spazio sospeso, dove la religiosità si fa densa.  Vi assicuro che trovarsi davanti le spine della corona e pezzi del legno della Croce di Cristo è una delle esperienze più forti dal punto di vista spirituale. In quello spazio, dove le luci sono fioche, c’è un lembo di infinito. Ogni respiro è un soffio d’amore in cui il perdono si fa rinascita e domanda:

“E tu, cosa fai del tuo dolore?”

Ma c’è un dettaglio – piccolo solo in apparenza – che molti ignorano… nella Cappella delle Reliquie, tra le spine, i chiodi e frammenti di legno della Croce, è custodita anche la falange del dito dell’apostolo Tommaso. Sì, proprio il dito che sfiorò il costato trafitto. Il dito dell’uomo che non si accontentava delle parole.

Secondo la storia tramandata nei secoli, fu portato a Roma da pellegrini bizantini e custodito come reliquia preziosa, simbolo di fede cercata e non imposta. Un’ immagine potente per tutti coloro che, come lui, hanno bisogno di toccare per credere. Quel dito, oggi immobile, continua a interrogare chi cerca, chi dubita, chi spera.

Mistero

E se questo cercare continuo, anche quando tutto tace, fosse il miracolo umano?

Il silenzio, nella chiesa, avvolge i visitatori restituendo ai passi la fatica di una salita verso la luce. e la leggerezza dubbiosa di un percorso vissuto nel buio. Si ha l’impressione di camminare su una soglia tra mondi: tra morte e resurrezione.

Nel tempo, Santa Croce in Gerusalemme, ha subito ristrutturazioni, ma ogni trasformazione è stata solo cambiare pelle. Il cuore è rimasto lo stesso: un invito, una spinta verso l’infinito.

Le volte affrescate, i mosaici antichi, l’altare sontuoso, tutto è progettato per portare dentro.

Qui, anche chi non ha fede riesce a sentire qualcosa. Forse una nostalgia o un turbamento.

Santa Croce in Gerusalemme è più di un luogo sacro, è una domanda vivente, lo spazio in cui la preghiera e la speranza si fanno carne.

Non occorre essere religiosi per “sentire”, basta ascoltare con il cuore.

Forse la resurrezione è un’eco dentro di noi che aspetta solo di essere ascoltata, e scendere nel silenzio di Santa Croce in Gerusalemme è seguire quell’eco.

Namasté

Franca Spagnolo

Franca Spagnolo

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