Ciao Michele, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittore?
Grazie a voi per ospitarmi, offrendo la possibilità di presentarmi a una platea numerosa e competente. Preferisco parlare di me come Autore, perché essere uno scrittore identifica, a mio avviso, una professione e io della narrativa faccio una passione, seppur da tanti anni. Il ruolo di scrittore poi lo determinano i lettori con il loro apprezzamento. Io scrivo dal 2004 e in oltre venti anni ho pubblicato sette romanzi e un racconto, sempre nel perimetro dei romanzi thriller/crime, noir e spy story.
Chi è invece Michele al di là della sua passione per la scrittura, per la letteratura, per la poesia e la lettura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità?
Da cinque anni sono “felicemente” in pensione, dopo essere stato un dirigente bancario e aver affrontato una professione che necessariamente richiedeva una razionalità e schemi concettuali ben definiti e quindi così lontani dalla narrativa. Forse è proprio la ricerca di una dimensione alternativa che mi ha spinto verso lo “scrivere”. Oggi la mia quotidianità attraversa anche un impegno sociale che riverso nelle mie passioni, come lo scrivere romanzi. Mi hanno identificato come un Charity Writer perché, dal 2021, devolvo le mie royalties a progetti di beneficenza. L’ultimo è a favore di associazioni che aiutano donne vittime di violenza: Progetto #nateperrinascere.
Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni dello scrittore?
Ho fatto studi classici che inevitabilmente mi hanno condotto, forse inevitabilmente, verso la passione della narrativa. Ho sempre lavorato nell’ambito bancario, ma incarichi di responsabilità li ho ricoperti nelle aree del Personale, dell’Organizzazione aziendale e del Marketing. Ambiti professionali che fatalmente mi hanno portato a confrontarmi con aspirazioni personali e modelli di funzionamento che indirettamente ho poi utilizzato anche nei panni del “cantastorie”, dove il confine di fantasia e vita vissuta delle volte si aggomitola in una trama nella quale è difficile distinguere il filo iniziale.
Come nasce la tua passione per scrittura, per la poesia e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura e la scrittura?
Tutto nasce dal mio passato di grande lettore. Tra i venticinque e i quaranta anni leggevo più di venticinque libri all’anno. Ho iniziato prima con I grandi narratori di avventure: Wilbur Smith, Ken Follett, Clive Cussler, Dan Brown. Poi mi sono sempre più avvicinato al thriller e al crime, passando per Patricia Cornwell, anche se lo scrittore che mi ha fatto decidere di scrivere è stato poi il nostro Giorgio Faletti, che ho da sempre ammirato come un vero artista a tutto tondo e non solo un eccellente scrittore di genere.
Ci parli del tuo libro, “Cave Canem”, pubblicato a marzo 2024? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?
La storia in realtà nasce da una piccola notizia letta sul web che faceva riferimento alla comunità degli “uomini cane”, persone che amano vivere una vita umana caratterizzata da intermezzi bizzarri nei quali non fanno differenze di specie trasformando parzialmente i loro comportamenti in quelli più propriamente di natura canina. Credendo che fosse un fake ho approfondito, documentandomi sul fenomeno, scoprendo che invece era un movimento ben radicato soprattutto in Gran Bretagna (nel 2015 ha raggiunto anche i diecimila aderenti) ma non solo. Da questo spunto di cronaca ho sviluppato un Plot che, pur con l’evidente contributo della fantasia, ha voluto portare alla luce, travestendola da thriller psicologico, la fragilità umana. Ho cercato di essere un narratore asettico per mostrare che la diversità, prima eventualmente di criticarla, occorre conoscerla e che comunque è sempre sofferenza. L’intento è stato quello di raccontare ciò che c’è dietro il sipario della vita “normale” dietro il quale quasi tutti non vogliono guardare ma una sbirciatina la danno volentieri, perché tutto ciò che respinge esercita comunque in ognuno una forza centripeta che attira la curiosità.
Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?
In realtà non ho voluto mandare un messaggio a nessuno, spingendo però i lettori ad appassionarsi al ritmo del romanzo ma prendendosi anche un momento in cui riflettere su cosa c’è dietro l’essere diversi. La perversione e l’estremizzazione narrativa presenti nel racconto ci mostrano il fango e l’oscurità che ci preoccupa e ci spinge a non sporcare il nostro immacolato e apparente abito, ma ci costringe a mettere le mani dentro e a rimestarlo. La conoscenza ci consente anche di evitare sentieri non voluti.
Tu hai scritto altri libri. Ci parli delle tue opere? Quali sono, come sono nate, quale il messaggio che contengono? Insomma, raccontaci della tua attività letteraria, sia poetica che dei romanzi.
Oltra a Cave Canem la mia Bibliografia conta le seguenti opere:
Affari di Famiglia 2022 (Di Leandro Editore): una storia basata su un personaggio vero, seppur elaborato autorialmente, e della sua indomita lotta alle Mafie.
L’Embrione Marzo/2021 (Self publishing): Embrione, un’organizzazione occulta nata per definire un nuovo ordine mondiale entro l’anno 2029. Alta finanza, poteri forti e organizzazioni criminali si alternano come co-protagonisti in una catena di eventi drammatici.
Amore e Orrori 9/2021 (Edizioni Ponte Sisto): Sensazioni e sapori si alternano incessantemente senza riuscire a ben delinearsi. Sono quelli della cucina e della morte, dell’amore e della speranza. Perversi desideri di una mente malata, trovano la loro realizzazione attraverso trasgressivi e lussuriosi omicidi realizzati attraverso ricette mortali.
La Grande scomparsa 2014 (Falco Editore): un racconto dove tempo e luoghi diventano semplici convenzioni, un giallo fantasioso e scherzoso dove il grottesco si alterna al razionale.
Operazione Iram 2009 (Armando Siciliano editore): Terzo millennio del calendario gregoriano. La nuova teocrazia wahabita ha di fatto sottomesso le nazioni dell’Europa mediterranea, tutto il medio-oriente fino alla Turchia e al Pakistan. La neo Confederazione degli Stati Islamici Uniti viene combattuta da un gruppo di uomini delle forze speciali …
Mente Seriale 2007 (Armando Siciliano editore): un killer terrorizza Roma con i suoi efferati omicidi. Alla sua caccia si getta l’ispettore Corelli, uomo dilaniato tra senso del dovere, ricordi indelebili e affetti mai completamente vissuti.
L’ultima Caccia 2004, (Armando Siciliano editore): Un gruppo di quattro terroristi prepara uno dei più terribili attentanti dell’ultimo secolo: Pietro II il primo Papa cristiano dopo la riunificazione della Chiesa cattolica con quella ortodossa.
Non sono un Autore che ha la presunzione di inviare messaggi, ma sollevare attenzione e riflessione sulle atrocità che troppo spesso crediamo così lontane da noi e invece sono dietro l’angolo.
Una domanda difficile: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Cave Canem” o gli altri tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
Per appassionarsi, come tanti altri libri di genere. Per riflettere subito dopo aver letto l’ultima pagina, e questo invito a “fermarsi e pensare” lo fanno molti meno libri del perimetro Thriller/Crime.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tue opere letterarie? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
Qualcuno in particolare non c’è, però il ringraziamento è dovuto nei confronti della diversità di pensiero, del dibattito, del confronto … perché è un modo per arricchirci. Credo che quando nasciamo ognuno di noi sia diverso dall’altro e poi siano i dogmi e le regole imposte da ogni civiltà che cercano di renderci tutti uguali.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?
La bellezza è la semplicità, la difficoltà è riuscire a vederla. È talmente vicina che stentiamo a riconoscerla.
«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…
In Italia siamo diamo diventati un popolo di scrittori dove però pochi sono anche lettori. Credo che in questo slancio di rendere partecipi gli altri a ciò che si pensa, si nasconda un grande senso di solitudine e di ricerca di un ascolto che, in altro modo, risulta assente. In questa affermazione mi ricollego a quanto ho citato precedentemente nelle mie risposte. Per gli Autori di romanzi del perimetro che sento mio, sarebbe già un grande passo avanti raccontare delle storie avvincenti e ben scritte. Sollevare dei dubbi e non dare certezze.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?
Sono fortemente convinto che un Thriller/Crime non può prescindere dalla storia. La struttura narrativa deve essere accattivante, incuriosire, sorprendere. Lo stile deve essere sintetico ed efficace, tenere sempre alta l’attenzione evitando il didascalico. Per tutto il resto un buon editor professionale può aiutare a renderlo migliore. Per scrivere poi un libro che diventi un best seller subentra anche il talento, ma questa è un’altra storia (e non tutti gli Scrittori che sono in cima alle classifiche delle vendite ne hanno)!
«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?
La letteratura deve avere il merito di trascinarti dentro la storia, come se il lettore fosse una comparsa all’interno della storia che si sta svolgendo attorno a lui. Ci si può riconoscere in uno dei protagonisti ma il merito evidentemente non può essere dell’Autore ma della casualità. L’immedesimazione nel protagonista di turno (positivo o negativo che sia) è il preambolo dell’omologazione e questo è proprio ciò che la letteratura di spessore deve evitare di proporre.
Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?
Istintivamente rispondo i miei genitori, ma pensandoci bene loro sono stati coloro che mi hanno indicato la strada non solo con gli insegnamenti ma con quello che mi hanno suggerito di osservare. Altri “compagni” di strada che troppo spesso si dimentica sono gli “errori”, che devono essere: silenti, non ingombranti ma preziosi.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.
Harry Potter di J.K.Rowling: ne ho ammirato la novità narrativa pur senza appassionarmi, però è un’opera che ha fatto leggere centinaia di milioni di persone, anche quelle che in un anno hanno acquistato solo quello!
L’eleganza del riccio di M. Burbery: una splendida e raffinata rappresentazione dell’essenza dei valori della vita.
Il silenzio degli innocentidi T. Harris: non potevo non citare quello che a mio avviso è il migliore thriller di sempre.
Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?
C’era una volta in America di S. Leone: L’ho visto almeno quattro volte, sorprendendomi in ogni occasione di cose diverse. Splendido con un cast stellare.
2001 odissea nello spazio di S. Kubrik: inarrivabile visione, considerando che è uscito nelle sale nel 1967/68 (!!)
Io & Annie di W. Allen: scelto come celebrazione della capacità di raccontare di Allen, attraverso una commedia, il conflitto e le difficolta tra generi, nonché l’incapacità di comprensione dei rapporti sentimentali (così drammaticamente attuale anche oggi).
Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnato che puoi raccontarci?
Ho finito di scrivere da venti giorni il nuovo romanzo che vede tra i protagonisti, in una sorta di spin-off narrativo, alcuni personaggi di Cave Canem (ma senza gli Uomini Cane che escono definitivamente di scena). Al momento è stata fatta una prima correzione di bozze e il libro è oggetto del primo editing. Spero nell’uscita subito dopo l’estate. Si tratta di un Crime nel quale mi cimento per la prima volta con il racconto in modalità intradiegetica, cioè con il narratore che è coinvolto nella storia narrata e racconta in prima persona.
Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Sono presente con un mio Profilo su Facebook e Instagram e tra poco aprirò un canale YouTube. Nei prossimi mesi sto pianificando assieme all’Editore una serie di presentazioni/Firmacopie di Cave Canem, perché credo che il confronto anche fisico con i lettori sia un momento di crescita per qualsiasi Autore.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?
La conclusione non può prescindere dai ringraziamenti verso di voi che avete costruito una struttura dell’intervista esaustiva, credibile e che offre la possibilità a chi la leggerà di comprendere meglio chi c’è dietro la maschera dell’Autore. Gratitudine che estendo a tutti i lettori dell’intervista e magari del libro per le domande che vorranno farmi nei commenti o sui miei Profili social (tutti aperti).
Michele Castrucci (AUTORE)
https://it-it.facebook.com/public/Michele-Castrucci
https://www.instagram.com/michelecastrucci

Il libro:
Michele Castrucci, “CAVE CANEM”, Di Leandro Editore – Roma – anno pubblicazione 2024
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