di Franca Spagnolo
Scrivere non è una scelta, è un destino riservato a pochi, ma capace di illuminare molti. Chi lo abbraccia non solo racconta, ma nutre la cultura, alimenta l’arte e lascia tracce che il tempo non può cancellare.
C’era un tempo in cui la letteratura nasceva dal bisogno di dire qualcosa al mondo. Oggi, troppo spesso, il mondo ascolta solo chi può permettersi di farsi sentire. Le case editrici a pagamento promettono sogni stampati, ma la verità è un’altra: il talento non si compra né si fabbrica con follower e bonifici. Il vero scrittore non è chi può permettersi di pubblicare, ma chi non può permettersi di tacere.
Pensiamo a Kafka, che in vita fu quasi ignorato e pubblicò pochissimo. Oggi, con poche interazioni sui social, i grandi editori lo avrebbero scartato senza pietà. Oppure a Emily Dickinson, vissuta in un silenzio operoso, senza marketing né presentazioni in libreria. Chi, oggi, scommetterebbe su un poeta recluso? La storia della letteratura è piena di voci scomode, incomprese, fuori moda nel loro tempo, che sarebbero rimaste nell’ombra se il loro valore fosse stato misurato in like e possibilità economiche.
E invece, eccoli ancora qui, a raccontarci di noi meglio di quanto potremmo fare da soli. Questo dovrebbe farci riflettere. Se la scrittura diventa solo un prodotto, se il talento deve essere impacchettato e venduto prima ancora di essere riconosciuto, cosa resterò della letteratura? Forse solo libri perfetti nelle copertine e vuoti nell’anima.
Ma la vera scrittura resiste. Come un fiume sotterraneo, scava, trova vie impensabili, riaffiora. Non cede alle logiche del mercato, perché non nasce per vendere, ma per vivere. E alla fine, in qualche modo, arriva sempre. Perché le parole vere non si pagano: si sentono, si amano, si tramandano.
Chi ama scrivere non compra spazio… lo conquista!
Namasté
Franca Spagnolo
