Amiche ed Amici carissimi, ad oggi la maggior parte delle persone tende a ridurre la classica vacanza di lunga durata nel periodo estivo, privilegiando i cosiddetti “momenti di stacco” programmando un’equilibrata suddivisione nell’arco dell’anno.
Optare per un viaggio o per brevi periodi stanziali è certamente utile per interrompere la routine quotidiana alla quale – con toni qualunquistici – è attribuita la colpa di molti comportamenti di vicendevole dubbia gradevolezza ed affievolimento d’interesse sentimentale/sessuale tra i partner. Le coppie già in odor di crisi spesso investono moltissimo sul periodo di vacanza come ultimo banco di prova della relazione.
Personalmente ritengo l’attribuzione allo stress e alla stanchezza uno striminzito paravento atto a sostenere l’atteggiamento evitante, conferendo così mendace potere alla strumentalizzazione dedicata a mancanza di tempo, stress e stanchezza, al fine di ovviare estenuanti discussioni.
Tuttavia, come si dice, “tutti i nodi vengono al pettine” ed ecco che la vacanza dissolve la pretestuale copertura, privando gli interessati di quegli alibi che, seppure fasulli, hanno svolto il loro ipocrito sostegno. In altre parole, entrambi i partner si ritrovano emotivamente nudi con la scelta di affrontare un dialogo esclusivamente intimo e silente, a tu per tu con se stessi, la cui conseguenza è autogestibile, ovvero procrastinabile a data da destinarsi – compreso il “mai”, ergo proseguire silente nell’unione-, oppure di coinvolgere l’altro/a in un confronto, con la consapevolezza di addivenire ad una conclusione che potrebbe rivelasi sana e rafforzativa, cui attingere nuova linfa per il rapporto, o decretare la presa di coscienza dell’inesorabile fine.
Alla luce di quanto sopraindicato, credo di poter affermare che la vacanza, soprattutto estiva, può rivelarsi contemporaneamente tempo d’amore, ma anche di incomprensioni che, come gli Avvocati Matrimonialisti sostengono, fanno impennare le richieste di separazione durante l’autunno.
Un abbraccio
Daniela Cavallini
