Alla Biennale del Cinema di Venezia 2024 nella Selezione Fuori Concorso ci sarà L’ORTO AMERICANO di Pupi Avati.
Ora insieme all’attore Patrizio Pelizzi avremo qualche anticipazione su questa nuova opera. Lui è un versatile attore con circa trent’anni di carriera tra cinema, televisione, doppiaggio e teatro. È anche poeta e scrittore, ha scritto la silloge poetica “L’essenza di un Sognatore” (96-Rue-de la Fontaine Edizioni 2020/21).Questo film da dove trova la sua origine?
Grazie per la mia descrizione artistica. Sono veramente felice che il film del Maestro Pupi Avati sia in questi giorni al Festival internazionale cinematografico di Venezia – 81 edizione. Per me è sempre un grande onore essere nel cast di un film d’autore. Lavorare con il grande Avati è come giocare in serie “A”. Il suo Set è una vera scuola, per migliorare la grammatica emotiva di ogni artista. “L’orto americano” è tratto dall’omonimo e avvincente romanzo del Maestro Pupi, edito da Solferino nell’autunno del 2023.
Il tipo di romanzo è gotico. Ci può parlare di questo genere narrativo?
E’ un genere letterario particolare, ha molte sfaccettature, dai confini sfumati, capace di mescolare elementi narrativi fantastici e romantici, del soprannaturale e del terrore. Come genere letterario nasce in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo. In questo film il Maestro Avati ci fa ricordare a piccoli tratti il suo famoso cult movie thriller anni 70 … “La casa dalle finestre che ridono”.
Raccontaci qualche cosa della trama e dove è ambientata la storia?
Posso spoilerare poco. Vi dico quello che ho letto nel romanzo in vendita edito da Solferino. Il film è ambientato nella bella città di Bologna, ai tempi della Liberazione negli oscuri e difficili anni 40. Ci descrive un ragazzo problematico e sensibile con aspirazioni letterarie, che parla con i morti attraverso le loro foto (vuole diventare un romanziere), che improvvisamente si innamora al primo sguardo di una bellissima e affascinante nurse dell’esercito americano. Lui intuisce che la vita in un certo senso lo sta risarcendo perché quella sarà la persona che aspettava da tanto tempo. L’anno dopo, nel Mid West americano, lui andrà ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, separata solo da un funesto orto. Lì vive l’anziana madre della nurse, disperata dalla scomparsa della figlia che non ha dato più notizie di sé dalla conclusione del secondo conflitto Mondiale. Inizia così da parte del ragazzo una scrupolosa ricerca con molte tensioni e problemi da risolvere che gli farà vivere una situazione terrificante, fino a una conclusione in Italia del tutto inattesa. Con tanti colpi di scena che scoprirete nelle sale cinematografiche.
Sarebbe interessante sapere in quali ambienti e città sono state girate le scene?
Le scene del film sono state ambientate in svariati ambienti molto suggestivi, come a Bologna, nella provincia di Ferrara, Delta del Po, Cervia, Comacchio, Cinecittà Studios, dintorni di Roma, Zagarolo e negli Stati Uniti d’America nella città di Davenport in Iowa (Midwest).
Visto che è “L’Orto americano”, qual’ è il collegamento con l’Italia e l’America?
Il collegamento è sicuramente la ruralità dell’Emilia Romagna e dell’Italia, molto simile anche in America. È un fantastico viaggio tra due Mondi diversi ma anche molto simili. Il Maestro Avati è molto legato alle radici rurali e contadine italiane, come lo sono io. Infatti i miei nonni erano dignitosi contadini. D’altronde noi italiani siamo emigrati ovunque, portando usi, tradizioni e costumi del nostro bellissimo Paese. Gli italiani sono un cocktail genetico e culturale in continua evoluzione.
Ora la curiosità si sposta sul cast di attori, musicisti, costumisti e fotografi che hanno curato la produzione delle riprese?
Il cast del film “L’orto americano” è composto da bravissimi colleghi: Filippo Scotti nel ruolo del protagonista, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson, Romano Reggiani, Luigi Monfredini, Filippo Velardi, Rino Rodio, Alessia Fabiani, Luca Bagnoli, Holly Irgen, Walter Capizzi, Giovanni Leuratti, Roby Ceccacci, Cesare S. Cremonini, Claudio Botosso, Nicola Nocella, Robert Madison, Andrea Roncato ed il sottoscritto Patrizio Pelizzi. Le produzioni del film sono: DueA Film di Antonio Avati, Minerva Pictures di Gianluca Curti e Santo Versace e Rai Cinema con il contributo di Emilia Romagna Film Commission. Prossimamente al cinema con 01 Distribution. La musica è di Stefano Arnaldi, suono Fono Roma Movies & Sound, Pompeo Iaquone. La costumista è Beatrice Giannini e la scenografia di Biagio Fersini. La seconda unità di regia è affidata alla talentuosa Mariantonia Avati, l’aiuto regista è Roberto Farina. Il direttore della Fotografia è Cesare Bastelli, mentre la brava fotografa di scena è la giovane Elen Rizzoni.
Prima di salutare Patrizio Pelizzi sarebbe cosa gradita conoscere il messaggio che si vuole inviare con questa storia al pubblico nelle sale cinematografiche?
Il messaggio per questo nuovo film del Maestro Pupi Avati è complesso. È un lungometraggio diverso in bianco e nero, stile Hitchcock. È una straordinaria storia di erotismo e omicidio, di vivi che non sanno vivere e morti che non vogliono morire. La vostra Anima sarà sospesa nel tempo, tra amore e dramma dove l’inquietudine del racconto può diventare l’inquietudine di tutti gli spettatori. C’è la giurisprudenza, atti efferati, pathos, erotismo, silenzi e tanti sentimenti. Un film che vi coinvolgerà e sorprenderà fino all’ultimo istante.
Ringrazio Patrizio per questa chiacchierata che ci ha incuriosito.
Grazie a te ed a tutta la redazione di MobMagazine.