Il Silenzio di Pietra: il Cenotafio di Annia Regilla

da | 21 Maggio 2025 | Attualità, Libri

di Franca Spagnolo

Dove il tempo si ritira in silenzio, la memoria prende forma di pietra.

Sulla Via Appia Antica, dove ogni passo evoca antiche processioni, echi di potere e sottomissione, si erge un monumento che celebra l’assenza: il Cenotafio di Annia Regilla.

Poco noto, questo mausoleo in laterizio, fu eretto nel II secolo d.C. da Erode Attico, un filosofo e oratore greco, in onore della moglie Annia Regilla, morta giovane e in circostanze sospette (una delle ipotesi è che il mandante o addirittura l’omicida, fosse proprio il marito). Non è certo se qui Annia Regilla sia davvero sepolta, da ciò il termine “cenotafio”, tomba senza corpo, ma forse è proprio questa assenza fisica a rendere il luogo così intensamente presente, come un dolore trattenuto nel respiro del tempo.

Il monumento, immerso nella vegetazione del Parco della Caffarella, tra cipressi che sembrano sentinelle dell’eterno, si offre al visitatore come un pensiero inciso nella materia. La compostezza delle sue forme contrasta profondamente con l’amore ardente da cui è nata. Non ci sono ornamenti vistosi, ma ogni mattone sembra parlare di un amore perduto, di una colpa non detta, di un addio rimasto sospeso tra la vita e l’aldilà.

Davanti al cenotafio si percepisce un’energia sottile, come se la pietra respirasse, sussurrando a chi sa ascoltare: “ciò che vive nella memoria non può essere sepolto.”

Nel tardo pomeriggio, l’ombra del monumento, si estende come un pensiero che non vuole andar via. E l’aria sembra farsi più densa di tempo, di storie non dette, di presenze.

Ogni angolo del cenotafio è un pensiero che non ha trovato parola, ogni muro una preghiera che non ha chiesto perdono.

Qui non si viene per vedere, ma per sentire. Per ascoltare il silenzio parlare di una donna dimenticata dalla Storia ma incisa nel cuore di chi l’amava.

Qui si comprende che a volte non resta il corpo, ma la memoria tenace del dolore, della bellezza, e dell’amore che rifiuta di svanire.

Ogni tomba è un dialogo tra chi resta e chi è già altrove: una conversazione sospesa tra presenza e perdita.

Namasté

Franca Spagnolo

Franca Spagnolo

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