di Maria Rosa Bernasconi
Lui è nel gioco davvero indiavolato
Ha fatto cose che a un anno non si pensa
Come un torello è proprio scatenato
Ha sempre fame e vuota è la dispensa.
E mai avrei pensato che un bambino
Ancor così piccino e da cullare
D’un tratto più non gioca lì in giardino
Perché ha un’altra cosa da guardare.
Ancor non parla pur se capisce tutto
E punta il suo ditino ad indicare
Piccolo acerbo albero da frutto
Che le stagioni faranno maturare.
Così è stato grande il mio stupore
Immobile vederlo che fissava
Non c’era in quel momento alcun rumore
Soltanto qualche mamma che parlava.
Guardava gli alberi ed era proprio intento
E m’indicava quella meraviglia
In quell’istante avea scoperto IL VENTO
E che le foglie tutte le scompiglia.
Un ematoma sulla fronte bianca
E gli occhi scuri pieni di candore
Fisso lo sguardo che d’ammirar non stanca
Mancava sol la mano di un pittore.
Lo sguardo più staccava dalla scena
L’ho preso in braccio, la foglia l’ha toccata
Passava il tempo, pur si scordò la cena
La pianta poi infine l’ha abbracciata.
Negli occhi lo stupore sempre vivo
Pur nel ritorno a casa lui guardava
Quegli alberi e le foglie, ancor giulivo
Ché fra le quattro mura immaginava.
Si, la visione ancor non l’ho scordata
Quanta dolcezza antica in quel piccino
Quella giornata mi sembrò fatata
IL VENTO dentro gli occhi di un bambino.
Maria Rosa Bernasconi
(2012)
